Where is the justice? Fotografia partecipata ad una fermata della rotta migratoria orientale
Contesto di riferimento
La rotta migratoria orientale è stata la più percorsa negli ultimi anni, con la maggior parte degli arrivi provenienti dalla Turchia alla Grecia, a causa dei conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan. Nel 2016, l'Unione Europea ha stretto un accordo con la Turchia per gestire il flusso dei profughi in cambio di sei miliardi di euro, ma il presidente turco Tayyip Erdogan ha utilizzato i profughi come arma per ricattare l'Europa. La situazione umanitaria continua a essere difficile, con il vecchio campo di Moria che ha preso fuoco nel settembre 2020. Gruppi di estrema destra provenienti da diversi paesi europei si sono trasferiti sull'isola di Lesbo per monitorare e diffamare i volontari delle ONG che aiutano i profughi. La situazione è stata difficile per le ONG e per i profughi che vivono in condizioni di isolamento collettivo. La Grecia ha annunciato di voler rafforzare la militarizzazione della frontiera e sospendere il diritto d'asilo per un mese, minacciando di respingere tutti coloro che attraversano il confine in maniera illegale. La situazione è stata aggravata dal fatto che un gruppo fascista ha dato fuoco all'unico campo di emergenza nel nord dell'isola, Fase 2, e che le ONG che operano in quella zona hanno annunciato la cessazione totale delle loro attività e il ritiro immediato dall'isola. La violenza è guidata da un "piccolo gruppo di estremisti di destra" che vuole impedire l'arrivo di altri migranti. Le autorità greche hanno chiesto l'aiuto dell'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, Frontex, per far fronte alla situazione.
Il campo di Ritsona
Il campo profughi di Ritsona si trova nella città di Chalkida, nella regione dell'Attica, in Grecia. È stato istituito nel marzo del 2016 per ospitare rifugiati provenienti principalmente dalla Siria, dall'Iraq e dall'Afghanistan. Il campo si estende su una superficie di circa 125 ettari ed è stato costruito dal governo greco con il supporto dell'Unione Europea e di altre organizzazioni internazionali per affrontare la crisi dei rifugiati che ha colpito il paese a partire dal 2015. Attualmente, il campo di Ritsona ospita circa 3.000 rifugiati, tra cui molti bambini e famiglie. Le condizioni all'interno del campo sono state oggetto di preoccupazione da parte di organizzazioni per i diritti umani e di altri gruppi, che hanno segnalato problemi di sovraffollamento, mancanza di servizi igienici adeguati e scarsità di risorse.
Il metodo
Il Photovoice è una tecnica di ricerca partecipativa che utilizza la fotografia come strumento per rappresentare e analizzare la realtà sociale. Questa tecnica è stata sviluppata negli anni '90 dal sociologo Caroline Wang e dalla fotografa Mary Ann Burris ed è stata utilizzata in molti contesti diversi, tra cui comunità marginalizzate, scuole, ospedali e centri di accoglienza per rifugiati. Il Photovoice coinvolge i partecipanti nella produzione di fotografie e nell'interpretazione delle immagini per analizzare e riflettere sulla realtà sociale in cui vivono. La tecnica prevede un processo partecipativo in cui i partecipanti sono coinvolti in tutte le fasi della ricerca, dalla selezione del tema alla raccolta delle immagini, all'analisi dei risultati e alla presentazione delle conclusioni. La tecnica del Photovoice si basa su quattro principi fondamentali: la partecipazione, la riflessione critica, la produzione di conoscenza e l'azione sociale. I partecipanti sono incoraggiati a raccontare la propria storia e a riflettere criticamente sulle proprie esperienze attraverso le immagini. Le fotografie scattate dai partecipanti sono utilizzate per produrre conoscenza sulla realtà sociale e per promuovere l'azione sociale. Il Photovoice è stato utilizzato in molti contesti diversi, tra cui la salute pubblica, l'ambiente, l'educazione e i diritti umani. La tecnica ha dimostrato di essere un modo efficace per coinvolgere i partecipanti nelle attività di ricerca, per produrre conoscenza sulla realtà sociale e per promuovere l'azione sociale.
Il laboratorio
Il laboratorio di Photovoice svoltosi nel campo profughi di Ritsona ha dato ai partecipanti l'opportunità di esprimere la loro idea di libertà attraverso lo strumento fotografico. Il concept scelto dai partecipanti è stato quello di "freedom", libertà, un valore che troppo spesso viene negato ai rifugiati costretti a vivere in condizioni di sovraffollamento e incertezza. Durante il laboratorio, i partecipanti hanno fotografato le mura delle recinzioni che circondano il campo, interpretandole come una sorta di lager che limita la loro libertà di movimento e la loro possibilità di costruire una vita migliore. Alcune delle foto hanno catturato le reti che intrappolano i rifugiati, simboli di una condizione di prigionia che può durare anni. Le fotografie scattate dai partecipanti al laboratorio di Photovoice hanno rappresentato un'importante forma di espressione per coloro che vivono nel campo di Ritsona. Attraverso le immagini, i partecipanti hanno potuto comunicare le loro emozioni, le loro speranze e le loro sfide quotidiane. Il concept di "freedom" ha rappresentato una sfida per i partecipanti, ma ha anche permesso loro di riflettere sulla natura della libertà e di esplorare nuove forme di interpretazione della loro condizione di rifugiati. Le foto scattate dai partecipanti hanno mostrato un'interpretazione personale e originale di un tema così complesso e universale come la libertà.